Bhakti yoga: l’asana del cuore

(Krishna Kanta Devi dasi e Munindra Mohan das)

Nella Bhagavad-ghita, il libro sullo yoga per eccellenza, possiamo osservare come Krishna (il Signore Supremo infinitamente affascinante), assumendo il ruolo di Maestro dell’Universo (Jagad Guru), espone diversi tipi di yoga. Ogni capitolo della Bhagavad-ghita è intitolato con un differente nome di yoga: karma yoga, jnana yoga, dhyana yoga, bhakti yoga… In realtà lo yoga è uno, ma Krishna, volendo esporre la conoscenza spirituale a tutte le persone del mondo, dalle svariate mentalità e inclinazioni, espone diversi tipi di yoga per attrarre tutti gradualmente ad intraprendere questo sentiero, a praticare lo yoga per sviluppare un rapporto empatico ed armonioso con l’ambiente e con gli altri.

Inizialmente Krishna ispira le persone comuni ad abbandonare le azioni egoistiche e a intraprendere la via dell’azione disinteressata: il karma-yoga. Krishna spiega che per l’anima incarnata è impossibile smettere completamente di agire. Per questo istruisce Arjuna, il suo caro amico, ad agire in maniera positiva. Il karma-yoghi non dovrebbe compiere il suo dovere motivato dal desiderio per i frutti delle sue azioni, ma neppure essere incline a rinunciare ad agire. Piuttosto dovrebbe essere motivato dal desiderio di essere in armonia con l’ambiente e con il Suo Governante. Qui Krishna spiega che lo yoga è l’arte dell’agire. Agendo in questo modo senza attaccamento, la persona gradualmente purifica la propria coscienza e riceve l’illuminazione spirituale nel proprio cuore, la rivelazione della sua natura eterna e spirituale. A questo punto, può praticare il jnana-yoga, la via della conoscenza spirituale, rimanendo fisso in questa consapevolezza della propria natura spirituale, distinta dal corpo fisico che viene realizzato essere un involucro temporaneo e caduco, distinto dal vero sé.

Raggiunta la stabilità in questo stato di coscienza, si può finalmente praticare ciò che è chiamato dhyana-yoga, la via della meditazione: sforzarsi di rimuovere qualsiasi pensiero o immagine del mondo esterno dalla propria mente per ottenere la visione dell’Anima Suprema sottilmente presente ovunque nell’esistenza, e nel cuore di ciascuno. Krishna spiega che la nostra mente può essere la nostra migliore amica o la nostra peggior nemica. Con la pratica yoga si impara a osservarla, conoscerla e controllarla. Il controllo delle onde o dei flussi mentali è anch’esso definito yoga.

Krishna spiega quindi che lo yoga è uno, ma che esiste uno sviluppo all’interno dello yoga. Dopo aver descritto queste pratiche Krishna presenta la Sua conclusione finale sullo yoga:

tapasvibhyo ’dhiko yogi jnanibhyo ’pi mato ’dhikah

karmibhyas chadhiko yogi tasmad yogi bhavarjuna

yoginam api sarvesam mad-gatenantar-atmana

sraddhavan bhajate yo mam sa me yuktatamo matah

                                              (Srimad Bhagavad-ghita: 6.46-47)

“Lo yoghi è superiore alle persone impegnate in penitenze ascetiche (tapasvi), superiore alle persone di conoscenza che adorano il Brahman (jnani), e superiore alle persone impegnate nell’agire (karmi). Quindi Arjuna, sii uno Yoghi! Un’anima che con fede Mi serve con il cuore dedicato a Me è il migliore di tutti gli yoghi. Lui è il più intimamente unito a Me”.

 

Possiamo dire che il bhakti-yoga è il cuore dello yoga e lo yoga del cuore; è una postura del cuore e una meditazione attiva ventiquattro ore al giorno.

Il bhakti-yoga è ciò che davvero è necessario eternamente per tutte le anime. Gli altri yoga sono necessari per le anime condizionate in accordo ai loro relativi stadi di avanzamento spirituale. Così Krishna ha spiegato differenti fasi di sviluppo della coscienza nella Bhagavad-ghita, e in questa prospettiva sono tutti importanti. Ma a meno che uno yoghi non avanzi attraverso tutti gli stadi delle pratiche yoga menzionati e non progredisca fino al bhakti-yoga, non otterrà la meta ultima dello yoga, il dolce frutto della pratica spirituale.

 

Ma cosa fa di fatto il bhakti-yogi? Come agisce? Su cosa medita? La proprietà naturale delle anime è la capacità di pensare, di sentire e di desiderare. Un bhakti-yoghi impegna queste facoltà al servizio di Krishna.

 

yat karosi yad asnasi yaj juhosi dadasi yat

yat tapasyasi kaunteya tat kurusva mad-arpanam

                                                             (Bhagavad-ghita: 9.27)

 

“Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa mangi, qualunque cosa offri in sacrificio, qualunque cosa doni in carità, qualunque voto tu prenda: fai ogni cosa come un’offerta a Me”.

Ogni giorno, ci si sveglia, ci si lava, si cucina, si lavora, si fa la spesa e via dicendo. Tutte queste attività non sono “un’altra cosa” dalla meditazione e dallo yoga, tutte queste attività possono trasformarsi in yoga, essere bhakti-yoga se eseguite con un’intenzione, una postura del cuore che è quella del servizio, con una motivazione “segreta” che lavora nello sfondo, che dà un senso completamente diverso alle nostre azioni. A queste attività quotidiane ovviamente se ne aggiungono altre che sono vere e proprie pratiche spirituali che ci aiutano a ricordare la nostra vera natura, e qual è il nostro eterno dovere e scopo nell’infinito al quale apparteniamo.

Le pratiche principali del bhakti-yoga sono sravanam: l’ascolto dei nomi, delle qualità e dei passatempi di Krishna e degli insegnamenti dei Maestri e kirtanam: ossia il canto di preghiere e mantra che narrano delle Sue glorie. In particolare il canto di ciò che le scritture chiamano Maha-mantra, o grande mantra, è parte essenziale della nostra pratica spirituale. Il Maha-mantra recita così:

 

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare

Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

 

Questo mantra è la forma vibratoria trascendentale della suprema Coppia Divina, Radha-Krishna ed è pregno del sentimento d’amore che intercorre tra loro e del desiderio di distribuirsi a tutti incondizionatamente. In questa Era di Kali nella quale viviamo, definita nelle scritture come l’era del ferro, della discordia, dell’ipocrisia e dei conflitti, la pratica del canto di questo mantra è supremamente benefica. Ciò che in altre Ere veniva ottenuto attraverso pratiche yoghiche molto austere è ottenuto oggi recitando questo mantra. Questo suono spirituale purifica lo specchio della nostra mente e ci dona il frutto maturo della pratica yoga: l’amore per Dio. Con il canto del maha-mantra si attiva il processo “alchemico” di trasformazione: l’età del ferro si trasforma in età dell’oro. Il nostro cuore e tutta l’atmosfera intorno a noi viene purificata e trasformata.

Colui che ha distribuito questo metodo del canto del maha-mantra è Sri Chaitanya Mahaprabhu, noto anche come l’Avatara Dorato per via della Sua carnagione del colore dell’oro fuso. Sri Chaitanya Mahaprabhu non è altri che Krishna rivestito dei sentimenti d’amore e devozione di Radharani che liberamente distribuisce a tutti il dono supremo dell’amore per Dio.

Durante la sua prima visita in Italia, che avvenne nell’agosto del 1999 il nostro maestro Srila Bhakti Sundar Govinda Dev-Goswami Maharaj ci chiese di aprire un centro per poter praticare il bhakti-yoga in Italia. Nel tentativo di soddisfare questa richiesta e di mettere in pratica questi insegnamenti, e non viverli solo come un’ideale teoretico, impegnammo tutte le nostre energie e risorse acquistando nel 2002 Villa Govinda Ashram, che è situata nella meravigliosa cornice del Parco del Curone e Montevecchia. Eravamo un pugno di ragazzi con tanto entusiasmo ma davvero pochi soldi! Ancora oggi ci chiediamo come ciò sia stato possibile, e l’unico modo nel quale ce lo spieghiamo ci è rivelato da un verso sanscrito delle scritture:

mukam karoti vachalam pangum langhayate girim

yat-kripa tam aham vande sri-gurum dina-taranam

“La misericordia del maestro spirituale trasforma un muto in un eloquente oratore e fa sì che uno zoppo possa scalare una montagna. A lui, l’amico delle anime cadute, offro i miei omaggi”.

Oggi, in un’atmosfera familiare, i residenti dell’ashram cercano di praticare i principi del bhakti-yoga come insegnati dal nostro affettuoso maestro: essere umili, tolleranti e dare onore e rispetto agli altri. Questa è la formula per ottenere l’armonia e la pace del cuore. Cercando di coltivare queste qualità i praticanti svolgono i loro doveri quotidiani in una meditazione continua, con la postura del cuore (asana) di servire il Dolce Assoluto, la Coppia Divina, Sri Sri Radha e Krishna, la personificazione della bellezza, del fascino e dell’amore divino.

Nel mondo materiale ogni cosa è uno spettacolo passeggero, non c’è eternità o purezza, e la felicità che proviamo nell’ambiente materiale non è vera felicità. Siamo anime condizionate e in realtà non abbiamo una reale esperienza di che cosa sia la felicità. Ciò che qui si considera essere felicità è in realtà un temporaneo sollievo dalle difficoltà materiali. Tra la nascita e la morte sperimentiamo un’innumerevole varietà di gioie e dolori. Per qualcuno tale frustrazione può diventare così insopportabile da desiderare di essere liberato dall’atmosfera materiale, fondendosi nel “tutto” allo stesso modo in cui una goccia d’acqua si dissolve nell’oceano, estinguendo così la propria individualità insieme alle proprie sofferenze. Ma i nostri maestri definiscono questo come un suicidio spirituale da evitare. Non è necessario perdere la propria individualità, ma trasformarla, attraverso il metodo della bhakti, da materiale a spirituale, come il ferro che viene trasformato in oro durante il processo alchemico. Impegnando ogni parte del nostro sé nel servizio devozionale, inteso per la soddisfazione non dei propri sensi, ma dei sensi spirituali del Supremo, le nostre tendenze materiali vengono dissolte e il nostro vero sé spirituale emerge luminoso. La meditazione del bhakti-yoghi non consiste nel fare il vuoto mentale, ma nel colmare la mente di intenzione amorevole e spirito di dedizione.

Il meraviglioso Villa Govinda Ashram quindi per noi è stato, ed è tutt’oggi, un’opportunità di dedicare noi stessi, purificare il nostro cuore, ed estendere ad altri l’opportunità di fare lo stesso. È un luogo aperto a tutti i sinceri ricercatori spirituali che aspirano a vivere una vita dedicata a un ideale di purezza e di servizio divino, mossi dalla fede che servendo il Centro del tutto ogni cosa è servita; soddisfatto il centro tutti sono soddisfatti, proprio come innaffiando le radici di un albero tutto l’albero è nutrito. Le porte del nostro Ashram sono aperte a tutti!