L’uccisione di Putana

Il seguente saggio di Srila Bhakti Siddhanta Saraswati Thakura fu pubblicato nell’edizione di Gennaio del 1932 di “The Harmonist”

Il primo atto del neonato infante Krishna riportato nel Bhagavatam è l’uccisione della demone Putana.

La demone Putana fu deputata dal Re Kamsa per uccidere tutti i neonati nel reame di Braja dove era stato informato dal divino saggio Narada che il suo futuro assassino era appena nato. Nel frattempo Sri Krishna era nato nella prigione di Kamsa ed era stato portato da Suo padre Vasudeva alla casa dei Suoi parenti adottivi Nanda e Yashoda a Braja, durante la notte del Suo avvento. Le guardie della prigione non si erano accorte dei movimenti di Vasudeva che era tornato in prigione con la neonata figlia di Yashoda che aveva scambiato con il Suo bambino a insaputa della stessa Yashoda. Vasudeva aveva trasportato Krishna tra le sue braccia attraverso l’esondante Yamuna durante la sferzante e furiosa tempesta di una notte senza luna. Aveva guadato a piedi le profonde acque che si erano tramutate in roteanti mulinelli per la furia della tempesta. Le catene di ferro, le spranghe e i lucchetti dei cancelli sbarrati si erano aperti spontaneamente all’avvicinarsi di Vasudeva che trasportava Krishna alla casa dei Suoi genitori adottivi. Al Re Kamsa fu quindi comunicato che una figlia era nata dal grembo di Devaki e rappresentava, in quanto ottavo frutto del grembo di Devaki, la minaccia di morte per il Re Kamsa. Il Re si precipitò verso la cella appena ricevuta la notizia che aveva atteso per tutti i lunghi anni di notti insonni. Inizialmente era propenso a risparmiare la vita della bambina dal momento che la profezia aveva affermato che sarebbe stato ucciso dall’ottavo figlio maschio di Vasudeva e Devaki. Ma pensò poi di liberarsi da ogni possibile dubbio facendo morire la neonata. Tuttavia, mentre era sul punto di sbattere la bimba sulla pietra, lei sfuggì dalla presa del Re e rivelandosi come l’Energia Illusoria di Dio, rimanendo brevemente visibile e sospesa a mezz’aria, assicurò il Re della certezza della nascita del suo futuro uccisore dissuadendolo dall’inutile tentativo di evitare il proprio fato con il cruento omicidio di infanti innocenti. Dicendo questo Mahamaya scomparve dalla vista dell’esterrefatto Re. Kamsa fu in seguito informato dal saggio Narada che il suo futuro uccisore doveva essere nato tra gli abitanti di Braja e che se temeva per la sua incolumintà non avrebbe dovuto perdere tempo nel prendere misure drastiche e troncare il pericolo sul nascere. Questo consiglio fu gustato dal codardo e assetato di sangue che di conseguenza deputò la demone Putana a uccidere, con un metodo insospettabile, tutti i neonati nei villaggi dei dintorni.

Quindi la demone Putana fece la sua comparsa a Braja, presentandosi alla casa di Yashoda durante l’assenza di Nanda che in quel momento si trovava a Mathura per pagare il tributo dovuto da lui al Re Kamsa. La demone assunse la forma di una stupenda balia e con un aspetto estremamente benevolo si avviciò alla culla dove l’infante Krishna era stato messo a dormire da Yashoda. Yashoda notò la donna sconosciuta mentre entrava in casa, ma non sospettò alcun gioco sporco. Osservò la nuova venuta senza alcuna ansietà mentre si dirigeva verso la culla del bambino, lo prendeva tra le braccia e gli offriva il seno per farLo succhiare. Ma i capezzoli del seno di Putana erano stati cosparsi con il più mortale dei veleni.

L’infante Krishna era consapevole delle intenzioni della demone e afferrò il seno del mostro con le Sue agili e sinuose braccia. La presa dell’infante era così terribilmente forte che fu sufficiente a portare la demone sul punto di disperare per la propria vita, mentre agonizzava mortalmente in preda alle convulsioni per via della pressione delle piccole manine di Krishna. L’infante quindi pose le Sue labbra al seno di Putana e le succhiò la vita in un istante. Il terribile mostro, strillando per il dolore, fu costretta a rivelare la sua enorme, ripugnante forma demoniaca, mentre cadeva al suolo priva di vita coprendo con la sua orribile carcassa una lunga distanza, con Krishna ancora aggrappato ai suoi capezzoli avvelenati.

La prima reazione delle pastorelle, che con Yashoda accorsero sul luogo, fu di afferrare l’infante Krishna per toglierlo dal seno della terribile demone. Quindi si stupirono tutti di come il bambino avesse potuto sfuggire incolume dalle sue grinfie. Attribuirono la salvezza dell’infante alla grazia degli déi che sono particolarmente misericordiosi con gli indifesi. Le pastorelle terrorizzate invocarono l’aiuto degli déi e delle dee affinché continuassero a proteggere l’infante.

Nel frattempo, Putana fu liberata grazie al servizio reso a Krishna per averGli offerto di succhiare al suo seno avvelenato. L’autore del Bhagavatam fa attenzione a menzionare che la buona fortuna della demone equivale quella di Yashoda in quanto anche il suo seno fu succhiato da Krishna. Putana quindi ottenne lo status eterno di madre adottiva del Signore Supremo nel Reame dell’Assoluto.

La suddetta narrazione del Bhagavatam incarna una morale importantissima per i ricercatori dell’Assoluto. Ma prima di esporre le interpretazioni preferite dagli Acharya precedenti vorrei portare l’attenzione del lettore a certi possibili fraintendimenti riguardanti la natura delle interpretazioni che sto per presentare.

C’è una categoria di persone che insistono sul fatto che i testi debbano essere presi nel loro senso letterale. Molta ingeniosità è stata usata per estrarre significati che potessero soddisfare il giudizio empirico degli interpreti operanti secondo questo metodo letterale. I loro ragionamenti non sono incomprensibili. Dal momento che le letterature rivelate devono essere considerate come contenti le informazioni sull’Assoluto il linguaggio dovrebbe essere considerato come parte integrante del significato del testo. Partendo da questa conclusione gli interpreti letterali saltano alla deduzione sbagliata per la quale dovrebbe essere possiblile per le anime condizionate determinare il reale significato delle Scritture aderendo al significato lessicografico delle frasi formulate. Questa ultima parte del ragionamento è inapplicabile al soggetto che è trascendentale. Le parole posseggono un doppio significato. Il significato lessicografico fa riferimento alle entità di questo mondo ed è quindi inapplicabile al caso. Il significato esoterico non è accessibile ai sensi grossolani e alla mente dell’anima condizionata. Questa è la grande e insuperabile difficoltà. Gli interpreti letterali che seguono il significato lessicografico delle parole sbagliano gravemente nel soprassedere a questa importantissima considerazione.

Il significato trascendentale delle parole non può essere trasmesso ai sensi dell’anima condizionata fintanto che questa non accetta di seguire il metodo dell’ascolto sottomesso del suono trascendentale che appare sulle labbra di un puro devoto. Esiste una linea ben definita di successione di autentici insegnanti della Verità. L’insegnante autentico verrà incontrato, prima o poi, dal vero cercatore della Verità. Il vero Acharya non è riconoscibile dagli ipocriti e dagli atei che non vogliono davvero servire il Dio Supremo. Per cui, fintanto che l’insegnante autentico non manifesta la sua forma alla pura essenza cognitiva del ricercatore della Verità Assoluta, è necessario che il candidato all’illuminazione spirituale si concentri sull’autoanalisi per evitare di nutrire qualunque traccia di insincerità latente. Le parole del sadhu sono anche a disposizione, per sua incondizionata misericordia, nel sostenere gli sforzi di questi candidati e aiutarli a scovare la loro stessa insincerità.

Poiché trascurano, o deliberatamente evitano di sottoporsi a questo apprendistato preliminare per accedere al significato trascendentale di tutte le parole, gli interpreti letterali che seguono il significato lessicografico ordinario delle parole delle Scritture non riescono a comprendere la necessità di non deviare mai dalle interpretazioni offerte dalle anime autorealizzate, alle quali è invece accessibile il significato delle parole. Gli empiristi, mentre seguono il metodo lessicografico e sintattico degli interpreti letterali, non si fanno scrupoli a dare una loro interpretazione di questi testi. Costoro hanno l’impressione che le Scritture e i prodotti del cervello umano siano soggetti a ogni forma di errore e che quindi siano passibili di correzione da parte di altri presunti pensatori ugualmente capricciosi e a loro volta soggetti a errore. Essi basano le loro critiche su illazioni riguardo a ipotetici errori che non possono essere provati. Questi stessi empiristi sono inclini a pensare che le interpretazioni offerte dall’Acharya non sono scrupolosamente fedeli ai testi e offrono una spiegazione allegorica allo scopo di supportare le proprie vedute settarie.

Questi possibili fraintendimenti sono esposti per invitare l’attenzione del lettore a orientarsi sulla seguente interpretazione della narrazione di Putana basata sull’esposizione degli Acharya precedenti ascoltata dalle labbra di un autentico insegnante dell’Assoluto. Tale interpretazione non è né una spiegazione letterale lessicografica né un’allegoria fabbricata alla luce della conoscenza empirica della storia passata della razza, e può quindi essere accettata in quanto tale.

Sri Krishna manifesta la Sua nascita eterna nella pura essenza cognitiva dell’anima servitrice che è situata oltre ogni limitazione mondana. Il Re Kamsa è il tipico empirista aggressivo. È sempre in allerta per l’apparizione della Verità allo scopo di sopprimerLa prima che abbia tempo di crescere. Questa non è un’esagerazione ma è la vera connotazione della mentalità empirica. Il materialista ha una naturale ripugnanza per la trascendenza. È incline a pensare che la fede nell’incomprensibile sia la madre del dogmatismo e dell’ipocrisia sotto le sembianze della religione. È anche ugualmente nell’illusoria convinzione che non possa esserci una linea davvero divisoria tra il materiale e lo spirituale. È rafforzato in questa sua convinzione dalle interpretazioni delle Scritture di persone che hanno una mentalità simile alla sua. Questo include tutti gli interpreti lessicografici. L’interpretazione lessicografica è sostenuta da Kamsa come vera spiegazione scientifica delle Scritture e i sostenitori di queste interpretazioni sono funzionali a mantenere la paura e l’avversione per il trascendentale. Questi interpreti lessicografici sono impiegati da Kamsa nel reprimere la prima sospetta comparsa di qualsiasi fede genuina nel trascendentale.

Il Re Kamsa sa molto bene che se la fede nel trascendentale è lasciata crescere sovvertirà tutte le sue prospettive empiriche. Esiste un fondamento storico per tali timori. Di conseguenza, se la dominazione empirica deve essere preservata intatta sarà necessario non perdere neppure un momento per sopprimere l’eresia trascendentale nell’istante in cui minaccia seriamente di apparire. Il Re Kamsa, mosso da questa paura è sempre pronto ad adottare precauzioni scientifiche con l’aiuto di insegnanti empirici esordienti che si avvalgono delle risorse del dizionario e della grammatica e di tutte le sottigliezze empiriche per screditare, facendo mostra di grandi ragionamenti basati su ipotetici principi, la vera interpretazione dell’eterna religione rivelata nelle Scritture. Kamsa è fortemente persuaso che la fede nella trascendenza possa essere efficacemente soppressa dall’empirismo se vengono adottate sul nascere misure immediate e decisive. Egli attribuisce il fallimento dell’ateismo nel passato alla negligenza nell’adottare tali misure prima che il credo teista abbia tempo di diffondersi tra le masse fanatiche.

Ma Kamsa ha fatto i conti senza l’oste. Quando Krishna nasce è in grado di sconvolgere tutti i sinistri disegni architettati da coloro che sono informati del Suo Avvento. La fede apparentemente immotivata manifestata dalle persone indipendentemente dall’età, dal sesso e dallo status, può sconcertare tutti i fanatici empiristi che sono per principio avversi alla Verità Assoluta, la cui comparsa è completamente incompatibile con la dominazione dell’empirismo. Ma nessuno sforzo ostile degli empiristi, il cui governo sembrava fino ad allora così perfettamente consolidato nella mente delle anime illuse di questo mondo, può dissuadere una persona dal perseguire esclusivamente la Verità quando manifesta la propria nascita nella pura essenza cognitiva della sua anima.

Putana è l’assassina di tutti gli infanti. Il bambino, quando lui o lei esce dal grembo della madre, cade subito nella presa di pseudo insegnanti di religione. Questi insegnanti hanno successo nell’anticipare i tentativi del buon precettore, il cui aiuto non è mai cercato dagli atei di questo mondo al battesimo dei loro bambini. Questo viene garantito dall’organizzazione di tutte le chiese costituite del mondo. Costoro hanno successo solo nel predisporre vigili Putana per attuare la distruzione spirituale della persone nel momento della loro nascita con la cooperazione dei loro genitori terreni. Nessun espediente umano può prevenire questi Putana dall’ottenere il possesso dei pulpiti. Questo è dovuto alla generale prevalenza di una tendenza all’ateismo nelle persone di questo mondo. La chiesa che ha la migliore opportunità di sopravvivere in questo dannato mondo è quella dell’ateismo che si nasconde sotto la conveniente maschera del teismo. Le chiese hanno sempre promosso i più convinti sostenitori delle più grossolane forme di materialismo dalle quali persino i peggiori criminali non ecclesiastici rifuggono.

Non è per partito preso contro la gerarchia ecclesiastica che vengono fatte queste osservazioni. L’intento originario delle chiese costituite del mondo può non essere sempre opinabile. Ma nessuna organizzazione religiosa ha mai avuto successo nell’intento di istruire le masse. Il Signore Supremo Sri Krishna Chaitanya nella ricerca dell’insegnamento delle Scritture ingiunge l’assenza di ogni convenzionalismo per gli insegnanti della religione eterna. Ciò non significa che l’adozione meccanica di una vita non convenzionale da parte di una persona qualsiasi la renderà un buon insegnante di religione. Le regolamentazioni sono necessarie per controllare il materialismo delle anime condizionate. Ma nessuna regolamentazione meccanica ha alcun valore perfino per uno scopo del genere. L’autentico insegnante di religione non è un prodotto né il promotore di qualche sistema meccanico. Nelle sue mani nessun sistema ha la possibilità di degenerare in un’organizzazione priva di vita. Il mero perseguire rigide dottrine o rigide liturgie non può mantenere una persona nel vero spirito della dottrina o della liturgia.

L’idea di una chiesa organizzata in una forma definita, infatti, segna il cessare della vitalità del movimento spirituale. Le grandi istituzioni ecclesiastiche sono i canali e gli argini per contenere la corrente che non può essere trattenuta da tali apparati. Esse, anzi, rappresentano un desiderio da parte delle masse di sfruttare un movimento spirituale per i propri scopi. Inoltre esse indicano in modo inequivicabile la fine della guida assoluta e anticonvenzionale dell’autentico insegnante spirituale. Le persone di questo mondo che comprendono i sistemi precostituiti, non possono avere un’idea dell’imprevedibile e positiva vita eterna. Né può esserci alcun apparato terreno per conservare permanentemente la vita eterna in questo piano mondano su scala popolare.

Sono, quindi, grandemente in errore coloro che aspettano con impazienza che il successo di qualche movimento autenticamente spirituale porti un qualsiasi miglioramento a livello materiale della vita terrena. Sono proprio le persone con queste aspettative terrene che diventano i promotori, della razza dannosa degli pseudo insegnanti di religione, i Putana, la cui funzione congeniale è soffocare l’inclinazione teista nel momento stesso della sua sospetta comparsa. Ma la reale inclinazione teista non può mai essere soffocata perfino dagli sforzi di questi Putana. I Putana hanno potere solo sugli atei. È un compito ingrato ma salutare che svolgono per il beneficio delle loro vittime consenzienti.

Ma non appena l’indole teista autentica fa la sua comparsa nella pura essenza cognitiva dell’anima risvegliata, i Putana sono decisamente messi a tacere al primissimo stadio del loro incontro con il neonato Krishna. Colei che avrebbe dovuto uccidere è lei stessa uccisa. Questa è la ricompensa per i servizi negativi che i Putana inconsapevolmente rendono alla causa del teismo strangolando tutte le dimostrazioni ipocrite contro la loro stessa ipocrisia. Ma a Putana non piace affatto ricevere la sua ricompensa in una forma che implica solo la totale distruzione della sua sbagliata personalità. Anche a Kamsa non piace perdere il servizio della più fidata tra i suoi agenti. L’efficace zittimento dell’intera razza degli pseudo insegnanti della religione è la prima chiara indicazione dell’Apparizione dell’Assoluto nel piano mondano. L’autentico insegnante dell’Assoluto annuncia l’Avvento di Krishna con la sua campagna intransigente contro gli pseudo insegnanti di religione.